Tesi Trigger Bike

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Sali, giri la chiave, accendi il motore e manca solo che la prima marcia entri da sola.

La sensazione di avvolgere il serbatoio con le gambe, mettere le mani dove ti aspetti le manopole, sentire i comandi morbidi e pastosi, ascoltare subito il motore trottare al minimo, regolare nonostante sia freddo e appena accelerato con lo starter automatico in funzione, sono piccole grandi soddisfazioni per chi apprezza le cose ben fatte.

La leva di freno e frizione conformate perfettamente, la piega del manubrio, il corretto mix di forma e consistenza della sella, il raccordo col serbatoio, la distanza sella-pedane, c’è, in tutto questo, molta perfezione.

Nasce da un’idea coraggiosa, si chiama Trigger ed è una ricerca stilistica, ma anche tecnica, per la creazione di una nuova filosofia di vita per coloro che amano e vivono per le moto.

Il suo nome, tradotto in italiano, significa grilletto e sta ad indicare la particolare forma ove sono collocate le ruote, soprattutto quella posteriore, che con i particolari cerchi senza razze, vista di lato, la forcella posteriore è simile al grilletto di una pistola pronta a sparare.

 

Le sue principali innovazioni sono:

  • Lo schema anteriore a bracci oscillanti, con l’elemento sospensivo disgiunto dall’elemento sterzante;
  • Il nuovo sistema di attacco delle ruote alle forcelle sia anteriore che posteriore;
  • L’integrazione del manubrio all’interno del telaio e un sistema elettrico (tipo servosterzo) per la sterzata della ruota anteriore;
  • L’innovativa trasmissione della trazione posteriore;
  • Il riposizionamento del serbatoio verso la parte bassa della moto per una migliore distribuzione e ottimizzazione dei vari pesi dei componenti meccanici del mezzo;
  • L’inserimento all’interno del telaio dei due terminali di scarico, per un alleggerimento della linea della moto;
  • La particolare strumentazione con una grafica molto avveniristica.

 

IL DESIGN

 

  • STUDIO ED EVOLUZIONE DELLE LINEE DEL PROGETTO

 

Dopo un’attenta analisi della varie moto presenti sul mercato, comprese quelle appartenenti alla storia del motociclismo, sia stradale che agonistico, ho creato diverse bozze di disegno sino a giungere ad una prima impostazione del progetto da me realizzato.

Nelle prime, sono partito da una concezione classica, sia in termini stilistici che meccanici, come approccio iniziale al tema del mio progetto.

Come si vede dal bozzetto, mi ispiro ad una impostazione motociclistica di tipo naked, dove questa categoria, attualmente, va per la maggiore, sia per l’aspetto particolarmente aggressivo e sportivo, sia per la prestazioni che offre.

(disegno 1).

Successivamente ho cercato di creare nuove geometrie sia stilistiche, che telaistiche, per il conseguimento dello sviluppo del modello, infatti, notiamo dagli schizzi, la ricerca di nuove forme concilianti con le esigenze meccaniche.

Come notiamo qui accanto, ho ritenuto opportuno eliminare i classici bracci delle sospensioni anteriori per alleggerire maggiormente la zona anteriore, tenendo, altresì, conto del fatto, che il cerchio non presenta più i raggi.

(disegno 2).

In seguito,  ho inteso conferire un’impronta particolare al modello, inerente all’innovativo design assunto dal telaio, dando ad esso una forma simile alla lettera “Z”.

(disegno 3).

La caratteristica fondamentale delle ultime bozze è data dalla completa trasformazione della zona del cerchio posteriore, dove cerco, come già avvenuto per il cerchio anteriore, di alleggerire le linee generali della Trigger.

 

  • DESCRIZIONE DEL PROGETTO DEFINITIVO

 

PARTE ANTERIORE

Il progetto definitivo, frutto di un attento studio ed elaborazione, ha portato al conseguimento del modello desiderato.

Ciò ha comportato un notevole impiego di tempo per il suo sviluppo, al fine di conseguire il design e la forma desiderati, ma anche per la giustificazione, in termini tecnici, delle scelte apportate. La difficoltà maggiore è subentrata nella elaborazione delle particolari forcelle, sia anteriore che posteriore, dovute alla sistemazione dell’impianto frenante della moto, ma anche dalla creazione ed adeguata collocazione degli organi meccanici per la trasmissione della potenza del motore alla ruota posteriore.

Da notare, in particolare, la forcella anteriore che presenta due perni; questa scelta mi ha obbligato a creare, proprio a causa dell’assenza dei bracci delle sospensioni, un sistema alternativo, sia per consentire la sterzata della ruota anteriore, sia  per ammortizzare le sconnessioni del manto stradale (e di tutto ciò ne darò ampia descrizione successivamente).

 

Guardando il tre-quarti anteriore, notiamo una particolare aggressività esaltata principalmente dalle innovative ruote che evidenziano la peculiare conformazione dell’impianto frenante, caratterizzato dagli enormi dischi che percorrono l’intero perimetro interno dei cerchioni e dalla grande pinza freno anteriore.

Osserviamo nella zona centrale, il cuore della moto, cioè il gruppo motore e gli altri organi meccanici che denotano sportività, aggressività ed imponenza.

Come già esposto precedentemente, si evidenzia, il particolare gioco che fa il telaio che ingloba, sia i due fari interiori, che il manubrio comandato elettronicamente e non meccanicamente come avviene in tutte le altre motociclette.

Una menzione particolare meritano i fari anteriori che ho concepito per d
are alla motocicletta un aspetto molto dinamico. Si osserva infatti, che il faro superiore (abbagliante) è inglobato al faro inferiore (anabbagliante più luce di posizione), creando un corpo unico.

 

 

 

Infine, analizziamo la zona del serbatoio, che in realtà, ho alloggiato nella zona inferiore della moto, trasformandolo in un bauletto dove riporre un casco integrale.

Si evidenzia la sua particolare curvatura, ben integrata alla parte superiore del telaio. Notiamo, altresì, gli sfoghi dell’aria calda proveniente dal motore per consentire al pilota di viaggiare in condizioni ottimali, nella stagione fredda e di chiuderli nella stagione calda.

Notevole risalto ho dato alla strumentazione, che ho concepito giocando con forme e colori, al fine di ottenere un prodotto estremamente originale.

Essa si suddivide in due parti:

  • La strumentazione principale presenta, nella parte centrale, un piccolo display di forma circolare che ha diverse funzioni (selezionate dal pilota), indica, cioè, la velocità del veicolo (tachimetro digitale)e le informazioni della moto. Mentre, nella zona più periferica, notiamo la presenza di due sezioni circolari che indicano – quella più esterna – il numero di giri del motore (contagiri) e – quella più interna – il tachimetro analogico;

  • La strumentazione secondaria presenta, un display circolare munito, nella parte inferiore, di una piccola lente di ingrandimento. Nel display viene proiettata, in disposizione circolare, la numerazione delle marce del cambio, in modo che, l’inserimento di ogni marcia determina la rotazione della grafica, provocando l’ingrandimento, da parte della lente, del rapporto inserito dal motociclista.

 

PARTE POSTERIORE

Passiamo ora alla descrizione del tre-quarti posteriore della motocicletta.

Ciò che colpisce particolarmente riguarda l’originale concezione del sistema di trazione che è  collocato all’interno della ruota posteriore, dove si notano questi due dischi che donano alla Trigger un aspetto avveniristico non presente nelle moto concepite finora.

Altro elemento che viene evidenziato nel progetto è l’innovativo impianto di scarico, che è collocato all’interno del telaio, contribuendo così all’alleggerimento della zona posteriore e conferendo alla moto stessa, una linea più pulita.

 

 

Ultimo accorgimento stilistico studiato, riguarda la fanaleria posteriore con tecnologia a led.

Notiamo:

  • La particolare forma dello stop,  ruotante completamente all’interno della coda della moto, rendendo meno spoglia la zona posteriore;
  • Gli indicatori di direzione che percorrono (in gran parte) il bordo inferire della sella.

 

CARATTERISTICHE TECNICHE

 

  • FORCELLA ANTERIORE

 

Notiamo dall’illustrazione, la complessità del meccanismo della forcella, che deve svolgere due importanti funzioni dovute alla mancanza dei bracci delle sospensioni.

Innanzitutto, la forcella si suddivide in due forcelle di minori dimensioni, per consentire lo svolgimento di compiti molto precisi.

La forcella A ha, in primo luogo, il compito di tenere fissato a sè il cerchio, ciò è possibile perché a lato di esso troviamo un binario dove la forcella tiene ben salda la ruota (figura 2) che scorre al suo interno.

La principale funzione di questo componente è la sterzata che avviene con un meccanismo elettronico.

La ruota anteriore sterza grazie alla rotazione di una vite senza fine, azionata da un motore elettrico, che è collocata internamente al perno di fissaggio della forcella. Essa, nella parte in cui è fissata alla vite, ha una forma a C, infatti grazie a questo particolare accorgimento, può compiere la sterzata comandata dal pilota.

Tutto ciò possiamo meglio comprenderlo, osservando le figure 3 e 4 che illustrano dettagliatamente la sterzata che compie la forcella A e i relativi angoli di sterzata.

 

 

 

La forcella B ha invece la funzione di ammortizzazione. Notiamo, infatti, nella figura 1 lo schema che mostra come il braccio superiore dell’ammortizzatore sia fissato su un binario a forma di T dove scorre, tramite cuscinetti cilindrici, determinando stabilità all’intero sistema.

Quanto enunciato, è ampiamente illustrato nelle figure 5 e 6.

 

  • FORCELLONE POSTERIORE E TRASMISSIONE

 

Nella figura 1 viene illustrato il complesso schema della forcella posteriore, in cui avviene la trasmissione della potenza del motore alla ruota posteriore.

All’interno del cerchio, oltre alla presenza del disco dell’impianto frenante, troviamo un altro disco, però dentato, munito di coperchio che serve per scaricare a terra la potenza del motore.

Nel dettaglio, osserviamo la figura 2 che mostra l’intero meccanismo e il lavoro che svolge.

Il disco dentato compie un movimento di rotazione in senso orario grazie alla presenza di due ingranaggi, azionati, a loro volta, da un ulteriore ingranaggio collegato alla catena di trasmissione.

Nella figura 3 osserviamo, in dettaglio, i due ingranaggi principali che determinano il movimento della ruota, ognuno di essi, compiendo un movimento di rotazione opposto all’altro, fa presa sulla dentellatura del disco, causando, in tal modo, il movimento della ruota.

Come già accennato in precedenza, il disco dentato è protetto da un coperchio che, a sua volta, fissato sui rinforzi della forcella posteriore, scorre grazie a dei piccoli binari che determinano la rotazione della ruota ma non quella del coperchio.